26.06.2024 - Comunicato stampa

Multinazionali responsabili: il Consiglio federale prende tempo

Il Consiglio federale ha aperto oggi la consultazione sull’aggiornamento degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità delle aziende svizzere. Ciò significa che la Svizzera continua a rimanere indietro rispetto agli sviluppi internazionali in materia di responsabilità d’impresa. L’Unione Europea ha riconosciuto anni fa che gli obblighi di rendicontazione da soli non risolvono il problema e ha quindi adottato un mese fa un’efficace Direttiva sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (CSDDD).

Il controprogetto all’Iniziativa per multinazionali responsabili è entrato in vigore nel 2022 così che quest’anno, per la prima volta, le aziende svizzere con 500 o più dipendenti sono obbligate a riferire sul proprio rispetto dei diritti umani e sulla propria gestione dei rischi ambientali. L’UE ha obblighi di rendicontazione di sostenibilità di questo tipo dal 2014.

La rendicontazione non risolve il problema

Nel 2020, la Commissione UE ha concluso, sulla base di una valutazione, che gli obblighi di rendicontazione da soli «non hanno portato ai necessari cambiamenti di comportamento». Anche uno studio del 2019 della Freien Universität di Berlino ha rilevato che gli obblighi di rendicontazione non sono uno strumento adeguato per agire contro il mancato rispetto dei diritti umani o di altre responsabilità sociali. Per questo motivo, l’UE ha sviluppato la Direttiva sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (CSDDD), che è stata definitivamente adottata il 24 maggio 2024; essa prevede ampi obblighi di dovuta diligenza per le aziende, nonché sanzioni efficaci.

La Svizzera resta sempre più indietro a livello internazionale

L’UE ha ulteriormente aggiornato i suoi obblighi di rendicontazione nel 2022 con l’adozione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). L’obbligo di rendicontazione ai sensi della CSRD fa seguito agli obblighi di dovuta diligenza previsti dalla CSDDD, con l’Unione Europea che ha così stabilito requisiti coerenti per le aziende affinché rispettino i diritti umani e gli standard ambientali. 

Oggi, tuttavia, il Consiglio federale si limita a presentare un aggiornamento degli obblighi di rendicontazione, invece di far assumere alle imprese le loro responsabilità come fa l’UE. In questo modo, ancora una volta il Consiglio federale non sta al passo con gli sviluppi internazionali.

Dominique de Buman, membro del comitato della Coalizione per multinazionali responsabili e già Consigliere nazionale (Il Centro/FR), afferma: «Questo è tanto più preoccupante in quanto il Consiglio federale aveva promesso, durante la campagna di voto sull’Iniziativa per multinazionali responsabili, che avrebbe adottato un approccio “coordinato a livello internazionale”. Ora il Consiglio federale sta tergiversando. La Svizzera rischia di diventare l’unico Paese in Europa senza una legge sulla responsabilità d’impresa».

La politica e l’economia chiedono una rapida implementazione

Negli ultimi mesi, diverse associazioni imprenditoriali hanno criticato nei media il fatto che la lenta attuazione degli obblighi di dovuta diligenza rischia di creare eccessiva burocrazia e incertezza giuridica per l’economia. (La LibertéBlick).

La pressione sta aumentando anche dal mondo politico: all’inizio di giugno, più di 150 esponenti dei partiti borghesi hanno reso pubblico l’Appello per la responsabilità d’impresa armonizzata a livello internazionale, chiedendo al Consiglio federale di introdurre rapidamente una legge efficace sulla responsabilità d’impresa in Svizzera.

La raccolta firme inizia a gennaio 2025

Come già annunciato, la Coalizione per multinazionali responsabili si sta preparando a lanciare una nuova Iniziativa per multinazionali responsabili per evitare che la Svizzera rimanga indietro in questo ambito. La raccolta di firme inizierà a gennaio 2025.

Il controprogetto non ha avuto alcun effetto

Quando il controprogetto all’Iniziativa per multinazionali responsabili è stato adottato nel 2020, era già chiaro che gli sviluppi internazionali si stavano muovendo nella direzione di obblighi di dovuta diligenza vincolanti per le aziende. Tuttavia, il Consiglio federale ha deciso di concentrarsi principalmente sugli obblighi di rendicontazione, integrandoli con obblighi di dovuta diligenza limitatamente all’ambito del lavoro minorile e dei minerali provenienti da zone di conflitto, la cui violazione, tuttavia, non può essere sanzionata. Questo controprogetto alibi, introdotto nel processo parlamentare dal Consiglio federale all’ultimo momento con una manovra insolita, ha impedito l’adozione di un controprogetto efficace.

Alcuni dei rapporti di sostenibilità adottati quest’anno per la prima volta in base alla nuova legge, dimostrano come il controprogetto non faccia nulla per cambiare i problemi esistenti: nel suo rapporto di sostenibilità di quest’anno, Glencore afferma ancora una volta di non aver contribuito ad alcun «severe human rights impacts». Eppure, numerose indagini dimostrano il contrario.

Anche gli obblighi di diligenza nell’ambito del lavoro minorile e dei minerali provenienti da zone di conflitto rischiano di rimanere inefficaci a causa di numerose lacune e della mancanza di sanzioni: le raffinerie d’oro Metalor e MKS Pamp, ad esempio, sono esenti dagli obblighi di diligenza perché affermano di rispettare gli standard OCSE. I vari gravi incidenti in miniere d’oro in cui sono coinvolte queste raffinerie (YanaquihuaNew Liberty) rimangono senza conseguenze. 

Dominique de Buman commenta: «Abbiamo sempre detto che gli obblighi di rendicontazione portano unicamente alla pubblicazione di brochure patinate, ma non garantiscono il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali. È deplorevole che il Consiglio federale continui a fare affidamento solo su questo strumento insufficiente».